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Si è tenuto il 26 gennaio 2022 l’evento online “Analisi, trend e impatti della pandemia sulle professioni ICT”. Nel corso del webinar sono stati dati aggiornamenti circa l’analisi della digitalizzazione delle competenze richieste sia nei processi di gestione dei sistemi informativi che nelle aree funzionali delle organizzazioni.

Il Webinar“Analisi, trend e impatti della pandemia sulle professioni ICT” del 26 gennaio 2022 ha presentato la settima edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, progetto di cui sono partner Assintel, AICA, Anitec-Assinform e Assinter.

L’analisi dell’Osservatorio nasce dalla volontà di comprendere la domanda del lavoro delle professioni ICT richieste sia da aziende attive nel settore sia da aziende che prevedono funzioni dedicate all’ICT nella loro organizzazione.

L’impatto della pandemia:

Senza dubbio la pandemia ha prodotto un’accelerazione nell’adozione del digitale dando una forte spinta in questo senso all’intero Paese.

Se vogliamo una crescita socio-economica la priorità, oggi, è investire in persone capaci di unire know how tecnologico e tecnico specifico ad a una adeguata capacità di lettura della complessità in cui siamo immersi.

Nel corso dell’evento si è partiti da alcune domande fondamentali:

  • Com’è cambiata la domanda di professioni ICT?
  • Abbiamo recuperato il gap domanda/offerta di lavoro?
  • Quali figure hanno subìto un contraccolpo negativo e quali invece sono in crescita?
  • Quale ruolo hanno le competenze digitali nelle altre professioni?

Analisi e trend delle professioni ICT:

Durante l’evento è stato presentato dal Professore Mario Mezzanzanica un focus su 3 Regioni (Lombardia, Lazio e Campania) per cogliere al meglio le differenze geografiche e dare eventuali indicazioni utili per attivare politiche di formazione, re-skilling e strategie d’impresa.

Complessivamente in Italia il primo semestre 2020 abbiamo visto una riduzione del numero di annunci per le professioni ICT per circa il 21%. Il trend è cambiato nel primo semestre 2021 con un recupero di 14 punti percentuali, avvicinandosi ai valori del 2019.

L’andamento della domanda professionale nel 2020 si è mantenuta positiva solo per alcune professioni come: Big Data Specialist, Data Scientist, Cloud Computing Specialist, Digital Media Specialist, Information Security Manager e Network Specialist.

A partire dal primo semestre 2021 cresce notevolmente la domanda per quasi tutte le professioni ICT, in particolare per quelle dal carattere più innovativo. La domanda è tornata, quindi, in linea con i livelli pre-pandemia.

Indice di novità delle professioni:

L’indice presentato, sempre dal Professor Mezzanzanica, vuole essere una mappatura dei cambiamenti in atto nella domanda di professioni e skill richieste dalle aziende ed è ottenuto considerando 3 parametri:

  • Vacancy trend: andamento tendenziale dal 2015 al 2021
  • Novità nello skill-set: percentuale di skill aggiunte nel 2021 assenti nel 2015
  • Variazione della rilevanza nel core-set: stima la variazione dell’importanza delle competenze presenti già nel 2015 e confermate nel 2021

È stato possibile osservare come tutte le professioni ICT si trovano in una fase di variazione importante all’interno del mercato del lavoro.

Le professioni del settore ICT considerate più nuove sono anche quelle maggiormente richieste dalle aziende.

È stato evidenziato, inoltre, come siano 3 le principali aree di competenza che governano il cambiamento nel comparto ICT:

  1. La capacità di analizzare e processare i dati per estrarre conoscenza a supporto di quelli che saranno poi i processi decisionali
  2. Utilizzo di metodi e tecniche più innovative nei processi produttivi e nei servizi
  3. Sviluppo di competenze legate alla valorizzazione e gestione delle relazioni con i clienti

In generale, la necessità principale è che le competenze dei singoli siano trasversali. Il mercato ICT oggi è certamente più complesso ed è per questo che sono richieste delle competenze più mature e strutturate.

Quali sono le esigenze per il mercato ICT?

Il cambiamento delle professioni ICT è e sarà veloce. Ne consegue che:

  • Bisogna monitorare l’andamento del mercato
  • Bisogna attuare piani di up-skilling e re-skilling delle professioni ICT e non
  • È necessario innovare i programmi dell’istruzione nelle scuole e nelle università e garantire ai dipendenti formazione continua

“L’emergenza sanitaria ha spinto tutti i settori lavorativi verso un’accelerazione della digitalizzazione e la richiesta elevata di figure professionali con competenze ICT rilevata da questo rapporto ne è la dimostrazione”. […] La rapida evoluzione delle competenze richieste evidenzia però la necessità di un continuo monitoraggio della domanda e di rapidi interventi nei programmi di formazione per far sì che le aziende possano individuare le figure professionali di cui hanno bisogno per accelerare la ripresa ed essere competitive nel mercato”, dice Giovanni Adorni, Past President di AICA.

I fondi del PNRR al servizio del settore ICT:

Come evidenziato da Carlo Minenna, Capo del Dipartimento per la trasformazione digitale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma anche in altri interventi nel corso dell’evento, le risorse del PNRR  devono essere lo strumento di partenza per evidenziare l’importanza da dare al digitale.

Il PNRR può permettere di avviare concretamente la macchina digitale partendo dal settore pubblico. “È un opportunità per mettere in campo un nuovo modo di pensare”, dice Minenna.

È d’accordo su questo anche Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform. I fondi del PNRR devono essere indirizzati con concretezza per formare soggetti in base alle competenze richieste dal settore ICT.

Il movimento c’è e la direzione sembra condivisa. Adesso è il momento di passare dal concetto all’azione. Serve accelerare sui percorsi di formazione pre-lavorativa e non.”

 Paola Generali, Presidente Assintel, sostiene che i fondi del PNRR debbano essere investiti anche nella formazione digitale dei dipendenti di aziende e di coloro che vogliono inserirsi in questo settore.

“Le competenze digitali sono la linfa vitale per le aziende dell’ICT e i talenti il loro capitale più prezioso per alimentare l’innovazione continua. Ma se le big tech hanno risorse e notorietà per attrarli, dobbiamo trovare un modo per sostenere anche le micro, piccole e medie imprese del Made in Italy Digitale, che costituiscono la vera struttura del tessuto imprenditoriale sul territorio. Chiediamo un piano di incentivi che consentano alle MPMI di investire sui talenti e dar loro prospettive di remunerazione e crescita competitive. E di cambiare profondamente il sistema scolastico, obsoleto rispetto alla domanda di mercato, a partire dalla scuola primaria e secondaria.”

Tutto questo per far sì che si creino figure professionali più trasversali e che possano essere “in continuo movimento”.

Secondo Assintel, la formazione deve evolversi continuamente rispondendo a quelle che sono le esigenze del mercato. Il digitale deve diventare a tutti gli effetti uno strumento al servizio dell’economia italiana.

 “Dobbiamo far in modo che il pensiero digitale coinvolga tutti, solo così riusciremo a cambiare il nostro sistema economico facendolo diventare competitivo grazie al digitale.”, dice Paola Generali.